Buon ultimo è giunto il momento del Bonus 200 euro per i professionisti autonomi che lavorano in regime di Partita IVA. Dopo il 20 settembre verrà aperta una finestra temporale di poco più di un mese per fare domanda. L’Adepp, l’associazione degli enti previdenziali privati ha fatto sapere che le richieste saranno accettate entro il 30 novembre, senza più il preannunciato click day, bensì con un perentorio ultimo giorno, che coincide con il termine ultimo per presentare la dichiarazione dei redditi. L’Adepp, rassicura che le risorse stanziate dal Governo sono sufficienti a garantire l’una tantum a tutti i potenziali aventi diritto, si tratta di 600 milioni di euro che dovrebbero bastare per tutte le partite IVA, vediamo dunque cosa bisogna fare per avere le carte in regola.
Prima di tutto è necessario che il lavoratore autonomo risulti iscritto ad una delle gestioni previdenziali INPS, o in alternativa agli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza. La lista degli enti interessati è lunga: si va dalle Casse dei Geometri, ai Dottori commercialisti, Consulenti del lavoro, geometri, ingegneri, architetti e giornalisti indipendenti. Ci sono poi gli enti di previdenza di diritto privato dei liberi professionisti di nuova istituzione. I beneficiari devono essere già iscritti alle varie Casse previdenziali entro il 18 maggio 2022, con Partita IVA attiva e attività lavorativa avviata sempre entro il 18 maggio.
C’è poi il requisito reddituale: per poter accedere all’indennità il lavoratore deve aver percepito un reddito complessivo non superiore a 35.000 euro. La cifra va intesa al netto dei contributi previdenziali ed assistenziali, sono esclusi i trattamenti di fine rapporto, il reddito della casa dove si abita e le competenze arretrate sottoposte a tassazione separata. Ma se oltre a svolgere attività con partita iva, il contribuente ha anche altre entrate, dovrà considerarle per il calcolo del reddito complessivo ai fini del bonus 200 euro. Così, ad esempio, se ha dei guadagni mensili da affitti, questi concorrono alla soglia dei 35.000 euro. Anche se la tassazione dell’affitto avviene in regime di cedolare secca.
L’indennità una tantum è stabilita per tutti in 200 euro a domanda. Il che vuol dire che ciascun richiedente ne ha diritto una volta sola, mentre le modalità di presentazione delle domande sono definite in modo autonomo dai singoli enti previdenziali. Quello che è stato reso standard è che chi ne fa richiesta dovrà dichiarare sotto la propria responsabilità di essere in attività e non in pensione, di non aver guadagnato più di 35.000 euro e nel caso di contemporanea iscrizione a diversi enti previdenziali, di non avere presentato per il medesimo fine istanza ad altra forma di previdenza obbligatoria.
Alla dichiarazione deve essere allegata copia del documento di identità in corso di validità e del codice fiscale, nonché le coordinate bancarie o postali per l’accreditamento dell’importo relativo al bonus.
Come già detto chi prima presenta la domanda, prima la vedrà evasa. Ogni richiesta sarà esaminata, anche successivamente all’erogazione, tanto che se l’ente scoprirà l'insussistenza dei requisiti avvierà la procedura di recupero nei confronti di chi ne ha usufruito indebitamente.
Ricordiamo che la misura va ad aggiungersi a quella già messa in campo nei mesi scorsi per i lavoratori dipendenti, i pensionati e altre categorie (vedi l'articolo sul bonus 200 euro in busta paga) ed è in scia con le misure messe in atto nel 2020, in occasione della distribuzione del 'bonus' Covid trimestrale da 600/1.000 euro.