Le mascherine FFP2 a norma che sono in circolazione nell’Unione europea hanno una certificazione che non dovrebbe lasciare dubbi. Eppure la confusione è stata tanta e l’abbiamo vissuta tutti per l’enorme immissione sul mercato di dispositivi a prezzi più bassi e che non hanno passato alcun esame sull’efficacia nella protezione dal virus, dai tempi delle mascherine esaurite si è passati a quelli dei fake.
Per capire come riconoscere e come scegliere le mascherine certificate bisogna partire dal dato che le chirurgiche come le FFP2 e FFP3 sono classificate come dispositivi medici e dunque al pari di altri Dpi devono rispettare quanto stabilito nel regolamento UE 425/2016. La cosa si traduce nell’obbligo da parte dei produttori di superare l’esame degli organismi di controllo europei e il rilascio della certificazione sul prodotto. Ed è qui che ci imbattiamo nella prima delle sigle che la mascherina in commercio deve avere indicato sulla confezione o sul dispositivo stesso: EN 149:2001+A1:2009. Si tratta dell’attribuzione della norma tecnica, autorizzazione che ha dei numeri progressivi che sono aggiornati sul sito dell’Inail e per chi è munito di pazienza sono consultabili qui.
Ottenuta la certificazione il produttore può apporre il marchio CE. Molto si è parlato dei finti marchi CE che sono stati stampati sulle mascherine non in regola, quelle validate recano un numero dopo CE che di regola segue la sigla, accordato per la “Semimaschera Filtrante / Filtering Half Mask. Solo a questo punto si può essere certi di avere un Dpi regolare realizzato in tessuto non tessuto, con 5 strati che fornisce una filtrazione del 95%.
Altre cose da controllare sono numero e data del lotto di produzione e questo perchè la mascherina è garantita per le sue prestazioni per 36 mesi e poi che questi dispositivi vengono venduti come monouso e vanno cambiati dopo 4 ore di uso continuativo. La provenienza Made in Italy solitamente accoglie tutte le disposizioni, ma non è scontato che questi requisiti non siano presenti in quelle cinesi, anche se ad oggi non esiste un elenco degli importatori autorizzati. Tuttavia la Commissione Europea ha pubblicato un database degli organismi notificati che possono concedere le conformità.
Il grande utilizzo di codici purtroppo non ha messo fine alle truffe portate avanti anche da enti riconosciuti in sede europea che hanno rilasciato certificati di conformità, ad esempio la CE 2163 per mascherine che alla prova dei test si sono rivelate in larga parte non a norma. A seguito di verifiche di laboratorio è emerso che le mascherine non in regola hanno fallito il test del cloruro di sodio e della paraffina per verificare il filtraggio e in alcuni casi nemmeno quello del contenimento del respiro. E i problemi non finiscono qui, sono stati denunciati anche casi di produttori che hanno immesso sul mercato una merce diversa da quella che aveva ricevuto la validazione dell’ente certificatore. Dispositivi di protezione fasulli che purtroppo sono finiti non solo nei negozi e nei supermercati, ma anche nelle farmacie, imponendo a tutti di controllare bene cosa si sta comprando a prezzi molto oscillanti che possono andare dai 2,50 euro, sino agli 80 centesimi a mascherina.