Gas, carbone e petrolio: da chi importa l’Italia

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Ascoltando le notizie di attualità di questi mesi ci siamo forse quasi tutti posti la domanda da dove provenga l’energia elettrica utilizzata in Italia. Winnerland ha pensato di approfondire l’argomento e capire il motivo di questa forte connessione tra i Paesi che determina inevitabilmente il livello dei prezzi.

Energia elettrica: a cosa serve e da dove deriva

L’energia elettrica è alla base della maggior parte delle attività che svolgiamo nell’arco della giornata: per accendere la macchinetta del caffè al mattino, per lasciare in carica il cellulare alla sera, per attivare lo spazzolino elettrico, perfino per ordinare una pizza c’è bisogno di energia elettrica.

Inutile sottolineare, quindi, che l’energia sia alla base della nostra esistenza moderna.

Si pensi che in Italia, ogni anno, ne vengono consumati circa 360 TWh (terawattora), che, senza scendere nel dettaglio utilizzando formule fisiche di conversione, sono tanti!

Ma da dove arriva tutta questa energia elettrica?

Tenendo a mente che l’energia non si produce, ma si trasforma, l’energia elettrica si ottiene sfruttando fonti di energia non rinnovabili (in grado di ottenerla da combustibili fossili, come petrolio, carbone e gas naturale) e, in misura sempre crescente, fonti di energia rinnovabile (idroelettrica, fotovoltaica, eolica).

Quanta energia elettrica produce l’Italia?

In un anno, si stima che il nostro Paese sia in grado di produrre l’86% del fabbisogno nazionale, cioè dell’energia che effettivamente viene consumata nello stesso periodo.

Il restante 14%, invece, è importato da Paesi come la Svizzera, la Francia, l’Austria e la Slovenia.

E allora perché si dice che l’Italia soffre di una grave dipendenza energetica?

Il totale dell’energia elettrica prodotta nel territorio italiano è ottenuta per circa due terzi da fonti combustibili (in particolare, gas e petrolio) e per circa un terzo da fonti rinnovabili.

Ad una prima occhiata, allora, tutto bene, se non fosse che la maggiore quantità di combustibili fossili da cui l’Italia trae, a ben vedere, la maggior parte dell’energia elettrica nazionale, siano di importazione.

I Paesi da cui l’Italia importa energia

Il vero problema risiede nel fatto che il territorio nazionale scarseggia dei combustibili fossili richiesti dal fabbisogno energetico italiano.

Di conseguenza, se solo il 23% delle materie prime energetiche necessarie per produrre energia deriva dal sottosuolo del nostro Paese, il restante 77% proviene da Stati stranieri.

In particolare, l’Italia acquista fonti fossili da:

  • Russia, che è il primo Paese da cui l’Italia dipende in termini di sfruttamento di fonti non rinnovabili;
  • Algeria;
  • Azerbaijan;
  • Libia.

Sembra di facile deduzione, quindi, che se circa due terzi del fabbisogno elettrico italiano sono soddisfatti attraverso la combustione di gas e petrolio, non possa dirsi che la nostra nazione sia energeticamente indipendente.

E se l’Italia smettesse di importare fonti energetiche?

Secondo gli studi, se l’Italia smettesse di fare affidamento sulle importazioni di materie prime ed iniziasse a dare fondo alle proprie risorse nazionali energetiche che, all’incirca, si aggirano attorno ai 70 milioni di tonnellate (per il petrolio) ed ai 45 miliardi di metri cubi (per il gas), potrebbe resistere mediamente per 15 mesi.

Dati drammatici, questi, che forse mostrano una volta di più quanto e sotto quali aspetti possa essere vantaggioso lo sfruttamento di fonti rinnovabili, specialmente per un Paese come il nostro, che, ribadiamolo, poco ha da offrire alla combustione.

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