In cosa consistono le accise sui carburanti

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Ultimamente abbiamo sentito spesso nominare le cosiddette accise sui carburanti nei servizi giornalistici e nei dibattiti politici. In particolare, se n’è parlato in riferimento ai costi della benzina e del diesel, dei rincari e dei possibili tagli.

A seguito, infatti, dell’incontrollato aumento dei prezzi degli ultimi mesi, il Governo ha provveduto ad un taglio di tali imposte per attenuare il costo dei rifornimenti sostenuto dai consumatori. Tale provvedimento, destinato a scadere il 2 maggio, è stato prorogato fino all’8 luglio 2022, consentendo ancora per un po’ di alleggerire le nostre spese.

Ma cosa sono dunque le accise sui carburanti? E perché le paghiamo?

Cerchiamo di chiarire alcuni dubbi e curiosità in merito.

Cos’è l’accisa sui carburanti

L’accisa sui carburanti è una imposta di consumo che si paga sulla fabbricazione e sulla vendita dei prodotti derivati del petrolio quali la benzina, il diesel ed il gpl, incidendo sul costo che il consumatore paga durante il rifornimento.

Non è, però, un’imposta paragonabile all’IRPEF o all’IRES, che viene invece pagata direttamente. Pagare un’imposta indiretta significa che il diretto interessato del tributo sarà il commerciante e, soltanto in un secondo momento, sarà il consumatore.

Quindi noi paghiamo l’accisa quando acquistando litri di benzina paghiamo un prezzo che include una percentuale dell’imposta.

Questo significa che quando si alza il valore dell’imposta sulla benzina o sul diesel, ad esempio, si alzerà anche il prezzo di questi e viceversa.

Dunque, noi paghiamo un totale di benzina che è composto dal costo di fabbricazione, l’accisa sul carburante e la restante parte che è il guadagno del commerciante.

Quando furono introdotte le accise sui carburanti

La prima accisa sui carburanti è stata introdotta nel 1864, in particolare, come tassa sulla fabbricazione di diversi prodotti, fra cui anche gli oli, includendo quindi, ad esempio, la benzina. L’accisa è ormai regolata da direttive dell’Unione Europea che hanno disciplinato il panorama comunitario per omogeneizzare tutte le legislazioni europee.

In Italia, le accise sui carburanti ammontano a 19, tra le quali:

  • ● l’accisa per la Guerra d’Etiopia
  • ● l’accisa per la ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966
  • ● l’accisa per la ricostruzione dopo i terremoti in Emilia-Romagna nel 2012
  • ● l’accisa per la ricostruzione dopo il terremoto nel Belice nel 1968
  • ● l’accisa per la ricostruzione dopo il terremoto nel Friuli nel 1976
  • ● l’accisa per la ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia nel 1980
  • ● l’accisa per la Missione ONU per la guerra in Bosnia Erzegovina nel 1955

Pur essendo introdotte per determinati progetti e casi emergenziali, la percentuale delle imposte entranti nelle casse dello Stato italiano sono destinate non ad uno specifico settore pubblico o ad un particolare progetto di ricostruzione, ma alla generalità dei servizi, beni ed attività statali, a prescindere dal tipo di progetto.

Quanto pesa l’accisa sul costo del carburante

Ciò che interessa strettamente il consumatore interessato all’acquisto di carburanti, è l’ammontare di questa percentuale che si differenzia in base alla natura del carburante: l’accisa sulla benzina, ad esempio, è pari ad euro 0,72 per litro; per il diesel, invece, è pari ad euro 0,61 per litro.

Quanto risparmiamo con il taglio delle accise

Il provvedimento sulle accise, disposto con il decreto carburanti dal Governo, ha prodotto un taglio di 25 centesimi di euro su 1 litro di benzina e gasolio e in misura minore sul GPL. Con la proroga successiva viene estesa l’agevolazione anche al metano, con un abbassamento dell’aliquota IVA.

Questi, dunque, i nuovi valori delle accise:

Benzina: da 0,7284 a 0,4784 euro/litro;
Gasolio auto: da 0,6174 a 0,3674 euro/litro;
GPL auto: da 0,26777 a 0,18261 euro/kg.

Pertanto considerando un serbatoio dalla capienza di 50 litri, su un pieno di benzina o di gasolio risparmiamo circa 15-16 euro.

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