Trasferirsi in altri Paesi in pensione, il regime fiscale che agisce sul costo della vita

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Pensione estero

Qualità della vita, sistema sanitario nazionale, clima favorevole sono sicuramente aspetti da tenere in considerazione nella scelta di un Paese straniero dove vivere serenamente la pensione fuori dall’Italia, ma la vera differenza la fa il regime fiscale applicato al reddito da pensionati. Inevitabilmente le classifiche sui migliori paesi dove emigrare premiano quelli che offrono vantaggi fiscali che influiscono in maniera considerevole sul costo della vita e il potere d’acquisto; dunque capaci di attrarre i pensionati che decidono di stabilire all’estero la loro residenza.

Prima di analizzare alcune realtà molto favorevoli bisogna sempre ricordare che il fisco italiano resta a vigilare, bisogna dunque essere sempre in regola in caso di accertamenti da parte dell’Agenzia delle Entrate. Per essere considerati residenti fiscalmente all’estero bisogna essere disiscritti dall’anagrafe delle persone residenti in Italia per almeno un giorno in più della metà di un anno e così vale per il domicilio e la dimora abituale e attenzione agli anni bisestili: 183 negli anni normali, 184 in quelli bisestili. Queste sono le rigide regole per poter godere di una tassazione esclusivamente nel paese dove ci si trasferisce e non dovere più nulla al fisco italiano. Il che si traduce nel ricevere la pensione all’estero al lordo delle trattenute fiscali e altro aspetto da sottolineare questa possibilità è data solo ai pensionati che hanno lavorato nel settore privato, chi ha lavorato nel pubblico ne è escluso.

Da tanti anni si favoleggia dei grandi vantaggi che si ottengono nel trasferirsi in Portogallo dove da oltre dieci anni la legge chiamata del “Residente non abituale” ha permesso di ottenere una tassazione al 10% per dieci anni di imposte sulla pensione. Perchè l’agevolazione sia valida vale lo stesso principio italiano: metà anno più un giorno trascorso in Portogallo per ottenere la residenza fiscale del paese e non bisogna essere stati tassati come residenti fiscali in Portogallo in nessuno dei cinque anni precedenti. E poi prima di considerarlo un ‘buen retiro’ ricordarsi che l’agevolazione dura 10 anni, poi decade e si entra nel regolare regime fiscale portoghese.

C’è poi la Turchia da considerare, dove si può ottenere anche se si è stati dipendenti pubblici una tassazione del 20% della pensione lorda italiana. E la Tunisia dove con l’ottenimento dello status di residente fiscale non abituale si acquisisce la riduzione dell’80 per cento della pensione tassabile. Le autorità tunisine si riservano di esaminare caso per caso e i tempi non sono certi, in media ci vogliono sei mesi per avere la risposta.

Sulla carta le condizioni migliori si ottengono a Cipro dove la tassazione sulla pensione è del 5 per cento per chi percepisce almeno 3.420 euro al mese, sotto questa soglia non esiste alcuna tassazione, si è inseriti in una no tax area che arriva sino ai 19.500 euro di reddito annuo se il trasferimento di residenza a Cipro è regolare. Ma rispetto agli esempi precedenti per mantenere la residenza basta trascorrere anche solo 2 mesi all’anno sull’isola del Mediterraneo. Prima però di considerare Cipro un paradiso fiscale è bene valutare l’impatto della crisi economica del paese che ha portato il governo ad operare anche prelievi forzosi sui conti correnti e dunque un quadro di instabilità che certo non può far troppo piacere a chi sceglie di vivere con redditi da pensione. La scelta può essere estesa anche a luoghi ben più lontani come Panama o Porto Rico, o ancora più vicini come Montenegro, Croazia e Macedonia, ma con il rischio di ritrovarsi in un paese nella black list internazionale. In ogni caso il fenomeno è reale, l’INPS da alcuni anni registra un trend in continua salita nel numero dei pensionati italiani che va a vivere all’estero in modo stabile e non solo per ottenere condizioni fiscali più vantaggiose che fanno aumentare il proprio potere d’acquisto, ma anche come scelta di vita nella terza età.

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